Aurora
Formentini e Adam Batthyany |
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La
Metro-Goldwyn-Mayer si sta interessando alla storia di Aurora
Formentini per farne un film
Il
tocai conquista Hollywood
Messaggero Veneto 07/06/2001
Dall’indifferenza più sconfortante alla fama più
travolgente. La vicenda del tocai friulano, per anni nel
dimenticatoio dal Governo italiano a tutto vantaggio delle
mire di affermazione ungheresi, potrebbe finire sui
maxischermi di tutto il mondo. Alcuni produttori
cinematografici americani si sono dichiarati pronti a fare
della storia legata alle origini del vino la trama per un
film. L’idea è maturata in un recente incontro nel castello
di San Floriano tra il conte Filippo Formentini e alcuni
ospiti hollywoodiani: rappresentanti della Metro-Goldwyn-Mayer,
della Paramount Pictures, della Warner Bross e della
Touchestone in cerca di ispirazione per un nuovo film e
instradati dall’Ufficio cinematografico regionale
all’indirizzo di San Floriano. E sarebbe proprio Hudson
Hikman, il vicepresidente alla produzione della
Metro-Goldwyn-Mayer, ad avere colto nel racconto del conte
Formentini lo spunto per un nuovo grande film da ambientare in
epoche remote. Quelle seicentesche che videro la nobile Aurora
Formentini seguire il promesso sposo, Adam Batthyany, in
Ungheria per unirsi con lui in matrimonio, portando con sè in
dote anche le famose “300 vitti di tocai” che provano
senza più alcuna ombra di dubbio l’origine friulana del
vino. L’idea si è presto tramutata in una possibilità
concreta: nei prossimi giorni Stefano Cosma, autore del libro
dedicato al caso tocai, scriverà una prima sceneggiatura del
film.
L. de F.
CINEMA
Sopralluogo del vicepresidente della Metro Goldwyn Mayer sul
Collio goriziano per un film storico
La
«major» Usa in difesa del Tocai
Fotografata
la zona di San Floriano: interesse per il «contenzioso doc»
Il
Piccolo 07/06/2001
GORIZIA «La guerra del Tocai». Potrebbe essere questo il
titolo del film che uno dei colossi della produzione
cinematografica mondiale, la Metro-Goldwyn-Mayer, dovrebbe
girare nei prossimi mesi nel Collio goriziano, in Austria e in
Ungheria. Almeno è quanto ha fatto capire Hudson Hickman,
vicepresidente della MGM, nella sua recente visita a San
Floriano nella residenza dei conti Formentini, tra i
protagonisti della nota battaglia contro l’Ungheria per il
mantenimento della denominazione del vino Tocai.
La delegazione della MGM sta girando per castelli del Nord-Est
in cerca di «location» in cui ambientare film a sfondo
storico. Nei giorni scorsi ha fatto tappa a Gorizia, dove è
venuta a conoscenza della vicenda del Tocai. I tecnici
americani della «major» hollywoodiana hanno scattato foto,
ripreso scorci della zona di San Floriano, mentre Huckman ha
incontrato anche Stefano Cosma, lo studioso isontino che
assieme a Cristina Burchieri ha scritto il libro «Vitti di
Toccai...300» (edizioni della Laguna).
Il volume contiene un inedito documento che prova l’origine
«italiana» del vitigno Tocai. Perchè un’antenata dei
conti di San Floriano, donna Aurora Formentini, andò in sposa
nel 1632 al conte ungherese Adam Batthyany. Nel contratto di
matrimonio in cui le donne dell’epoca illustravano al futuro
consorte la loro dote, si faceva riferimento anche «300 vitti
di Toccai» coltivate già all’epoca nelle campagne di Mossa
e San Lorenzo.
Una storia che sembra aver appassionato la delegazione della
MGM, incuriosita anche dal grande interesse che ha dedicato
alla vicenda le reti nazionali Rai in occasione della tappa a
Gorizia del Giro d’Italia. A Cosma è stata chiesta una
sorta di traduzione in inglese del suo libro per poter
studiare in modo più approfondito la vicenda e quindi
decidere se girare o meno il film.
La questione del Tocai intanto è stata presa a cuore anche
dal futuro governo. Lo stesso Stefano Cosma ha avuto dei
colloqui con i probabili futuri ministri Marzano (attività
produttive) e Gasparri (agricoltura) i quali hanno assicurato
il loro impegno per il mantenimento della denominazione del
Tocai italiano.
E il «Contenzioso Tocai» sarà al centro del dibattito di
una conferenza internazionale che si terrà venerdì 22 giugno
a Cividale.
Roberto Covaz
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Il
documento era nell’archivio salvato a Graz
Le ricerche di Filippo Formentini
rivelano la storia d’amore tra la baronessa e Adam Batthyany
Il merito
della scoperta va completamente attribuito al conte Filippo Formentini
che con appassionata e certosina pazienza ha studiato e catalogato una
voluminosa quantità di documenti, appartenenti a un lontano parente e
recuperati soltanto un paio di anni fa. Il patto dotale, infatti, fa
parte di quella sezione dell’archivio di famiglia che il prozio Paolo
Emilio trasferì dal palazzo di viale XX settembre alla propria
residenza di Graz, nel 1899, salvandolo così dai bombardamenti delle
due guerre mondiali. Morto nei primi mesi della Grande guerra, senza
figli maschi, il suo archivio e la pinacoteca passarono ad altre
famiglie, fino a quando non furono rilevati dal ramo goriziano dei
Formentini.
Ecco così venire alla luce nuove notizie e, soprattutto, testimonianze
scritte sulla storia della nobile famiglia, originaria del Cividalese,
ma già nel Trecento legata al territorio isontino, per la concessione
di alcuni feudi da parte del conte di Gorizia. La saga continua tra
l’acquisizione di nuove proprietà e il conferimento di altri titoli,
come quello prestigioso di cavalieri dell’ordine teutonico assegnato a
due prozi della linea di Gorizia.
La stessa a cui appartiene la baronessa Aurora, nata a Gorizia il 26
ottobre 1609 e figlia del generale Carlo e di Anna Marie Von Rohrbach.
Il matrimonio la unì al conte ungherese Adam Batthyany, più giovane di
un anno, e appartenente a una famiglia che ebbe forse il proprio
capostipite nel gastaldo Miska (1207-1227). La coppia mise al mondo sei
figli, dai quali discendono anche i principi Batthyany-Strattmann.
Aurora morì a soli 43 anni, nel 1653, a Nemet-Ujvar, nella contea di
Vas. I suoi resti sono oggi custoditi in un sarcofago conservato in una
residenza della Stiria. Il marito si risposò con Barbara Corbelli, ma
dal matrimonio non nacquero figli.
Lo stemma della famiglia Batthyany, che ottenne il titolo baronale nel
1628, quello di conte nel 1630 e quello di principe nel 1769 (concesso
dall’imperatore Francesco I), rappresenta una triplice collina verde
in campo azzurro, dalla quale si alza una roccia dorata, sovrastata da
un pellicano bianco con le ali spiegate che dona il proprio sangue a due
suoi nati. Sulla collina di destra, un leone d’oro tiene in bocca a
sghembo una spada curva con l’elsa dorata.
L. de F. (Messaggero Veneto del 04 02 2001)
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SAN
FLORIANO Al Golf hotel dei Formentini si rinnova un rito che rende
omaggio al “re dei prodotti autoctoni”
“Aurora”
fa zampillare il tocai dall’antica fontana
San Floriano 21/10/2001 Il Messaggero V.
«Cara, ho visto il tocai zampillare da una fontana!». Chissà quanti
mariti, rincasando ieri sera, hanno avuto il loro bel da fare per
convincere mogli e figli della sincerità dei loro racconti. Ma per
quanto prodigioso possa sembrare, quello avvenuto al Golf
hotel di San Floriano non è altro che l’ennesima trovata di una
famiglia che da mesi, ormai, lega fortemente il proprio nome a quello
del più rappresentativo dei vini friulani.
Alle 14.45, sotto un cielo plumbeo e al suono delle campane, dal
rubinetto applicato a una fontana del Settecento ha cominciato a
scendere tocai, nel suo caratteristico color giallo paglierino. A una
nobildonna, bella ed elegante discendente dell’ormai celebre Aurora,
le vesti della madrina: circondata dagli sguardi curiosi della gente
raccolta attorno alla fontana, Isabella Formentini ha svitato la
spinetta, liberato il vino e inaugurato la serie di brindisi ai quali
sono stati invitati tutti gli amici presenti.
Un omaggio alla storia, alle tradizioni e alla comunità di San
Floriano. Ma anche una nuova occasione per discutere di tocai e della
battaglia che il Friuli-Venezia Giulia sta conducendo in campo europeo
per non farsi strappare dall’Ungheria il diritto esclusivo all’uso
del nome del proprio vino. «Il tocai è il re dei prodotti autoctoni -
ha ribadito con energia Bruno Augusto Pinat, presidente
dell’Ersa e strenuo sostenitore delle specialità enogastronomiche e
turistiche della propria regione -. Non possiamo permettere che venga
portato via un bene tanto caro alle nostre terre, nè lasciare che, per
l’indifferenza dimostrata in passato da buona parte dei produttori, il
problema finisca per scaricarsi sulle spalle dei nostri figli. La
settimana prossima il Governo italiano disconoscerà l’accordo che nel
’92 aveva lasciato il campo libero alle pretese ungheresi. A questo
risultato si è giunti soprattutto grazie alla famiglia Formentini e al
documento del 1632 conservato nel loro archivio, all’attenta ricerca
storica e giuridica condotta dal dottor Bevilacqua, avvocato della
Regione, dalla dottoressa Anna Toro, responsabile del contenzioso
dell’Ersa, e agli autori del libro sul tocai, Stefano Cosma e Cristina
Burcheri».
Tra gli ospiti, presentati dal conte Filippo Formentini, anche Mario
Castellari, governatore nazionale di Slow Food, il vicesindaco di San
Floriano, Dominik Humar, e, naturalmente, Giorgio Marega, presidente
dell’associazione Vinoteka Colli di San Floriano - Steverjanski Grici,
che ha curato l’organizzazione dell’evento.
Luana de Francisco
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